C’è una decisione presa da Xiaomi nelle ultime ore che sta facendo discutere molto la fan-base del marchio cinese: l’azienda ha infatti deciso di bloccare l’installazione di ROM MIUI Global su device cinesi, ma la situazione è più sfumata di quanto appaia. Vediamola nel dettaglio.
Stop alle ROM Global sui device cinesi
Innanzitutto, i fatti: con due post pubblicati da admin della propria community, Xiaomi ha ufficialmente confermato l’impossibilità di installare ROM MIUI Global su dispositivi di origine cinese, peraltro già manifestatasi nelle scorse settimane ad utenti ignari della decisione. Il provvedimento è retroattivo, coinvolge ossia non solo i device futuri dell’azienda, ma tutti i modelli della gamma 2018.
Se si prova a installare una ROM Global su un device dotato di ROM China, esso andrà in modalità recovery, negando l’operazione. Come chiaramente spiegato nei comunicati (che è possibile leggere qui e qui):
1. Xiaomi Phones manufactured for Chinese market are not able to run MIUI Global ROM.
2. Xiaomi Phones manufactured for Global markets are not able to run MIUI China ROM.Now Xiaomi Phones which are manufactured in China Factory/China Hardware, can’t be able to run MIUI Global ROM with Locked Bootloader. If any user tries to install MIUI Global ROM with China Hardware Xiaomi Phone, their phone will be going to recovery mode and can’t run MIUI.
Occhio al bootloader!
C’è un elemento che entra però prepotentemente in gioco nella questione, ed è il bootloader. Quanto riportato sopra è infatti valido per dispositivi con ROM China e bootloader bloccato.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, i device di origine cinese venduti da store come Gearbest o Banggood con ROM MIUI Global, arrivano nelle nostre mani con bootloader sbloccato. In questo caso è possibile continuare a utilizzare normalmente il device.
Attenzione, però: se ci si trova in questa situazione non bisogna assolutamente provare a ribloccare il bootloader, pena il brick del dispositivo! Ovemai voleste effettuare questa operazione, va flashata prima una ROM China, quindi si procede al blocco del bootloader, consapevoli però che non sarà poi possibile riflashare una ROM Global.
Se invece si possiede un dispositivo cinese con ROM MIUI Global e bootloader bloccato, un update potrebbe causare il brick del device! Raccomandiamo quindi di non aggiornare il dispositivo, almeno finchè la situazione non sarà chiarita del tutto. C’è da dire, comunque, che casi simili sono ormai molto rari.
Ultima possibilità: dispositivo con ROM MIUI China e bootloader bloccato. In questo caso, prima di procedere al flash di una ROM Global, va tassativamente sbloccato il bootloader, pena il brick del dispositivo! Per sbloccarlo, è necessario inviare un’apposita richiesta a Xiaomi e attendere l’autorizzazione, attesa che, purtroppo, negli ultimi tempi l’azienda prolunga in modo sistematico.
Lo schiaffo alla fan-base
Abbiamo descritto la situazione e approntato un piccolo ”manuale di sopravvivenza”, in attesa che, forum a parte, Xiaomi faccia sentire ufficialmente la propria voce in merito. Si vocifera, ad esempio, che successivi aggiornamenti OTA potrebbero bloccare il bootloader dei device, con conseguente brick per i dispositivi cinesi con ROM Global. Casi per ora solo ipotetici, ma certamente l’azienda non può lasciare simili dubbi in circolazione.
I motivi che hanno portato a una simile decisione sembrano abbastanza chiari: penalizzare l’import dei propri device da Cina, in un momento storico in cui Xiaomi sta dando l’assalto all’Europa in prima persona. Così facendo, tuttavia, l’azienda non colpisce soltanto rivenditori terzi cinesi e non, ma anche e soprattutto i propri fan extra-Cina.
Xiaomi gode infatti di una vasta platea di ammiratori al di fuori della propria patria ormai da anni, ben prima che dello sbarco europeo di fine 2017/inizio 2018. Utenti fedeli che hanno reso il marchio popolare e celebre anche senza che l’azienda avesse investito uno Yuan nei rispettivi Paesi. Portali come ScontiCina e tanti altri, con offerte e review, hanno contribuito a sdoganare e portare nelle case di tantissime persone prodotti altrimenti semisconosciuti. In buona sostanza, in perfetta linea con la filosofia Xiaomi: partendo dal basso, dal passaparola e dalla soddisfazione del singolo che diventa quella di una community sempre più nutrita.
Xiaomi ha compiuto un primo passo in questa direzione diverso tempo fa, mettendo fine a una politica modding-friendly che tanto era amato dai fan della prima ora, bloccando il bootloader dei propri device e costringendo gli utenti a richiedere un’autorizzazione per lo sblocco: procedura inizialmente relativamente rapida, ma che attualmente è sempre più ostacolata dall’azienda stessa, con paletti di ogni genere e tempistiche assurde.
La sempre maggior diffusione di ROM MIUI Global ufficiali, installate di fabbrica o da venditori terzi, ha comunque ridotto l’impatto di questa decisione, consentendo in tanti Paesi la diffusione dei dispositivi Xiaomi utilizzabili in lingua locale.
Intervenire in modo così duro su una questione simile, mettendo peraltro a rischio dispositivi già in circolazione e utilizzati quotidianamente, va a svantaggio per l’appunto non solo gli store, che quei device li hanno ormai già venduti, ma soprattutto quella fedele community che ha di fatto contribuito in modo decisivo a rendere grande Xiaomi.
C’è da augurarsi, quindi, innanzitutto che l’azienda faccia chiarezza esponendosi ufficialmente sulla questione, e non lasciandola agli amministratori della community, e sarebbe inoltre auspicabile un atteggiamento meno drastico in merito a un argomento così delicato. Siamo certi che Xiaomi possa raccogliere il successo che merita in Europa, conquistando tantissimi nuovi utenti, senza che sia necessario per questo voltare le spalle ai vecchi fan.